venerdì 21 gennaio 2011

Anelli interviene sulla Sanità nel Leccese al collasso


Il viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti: “Sulla nostra regione si è abbattuta la scure dei tagli alla Sanità”

Entro il 2011 la Asl di Lecce avrà circa 120 medici in meno rispetto al 2009 a causa dei pensionamenti. Una grave perdita che potrebbe mettere a rischio seriamente la qualità dell’assistenza. Nel poliambulatorio dell’ex Vito Fazzi di piazzetta Filippo Bottazzi nella città salentina, ci sono a disposizione solo due anestesisti che devono far fronte ad una grossa richiesta di assistenza. Per questo molti interventi vengono rimandati e le liste d’attesa si allungano. L’aspetto più preoccupante è che il personale medico in uscita non potrà essere rimpiazzato per il blocco del turnover imposto dal Piano di rientro sanitario almeno fino al 31 dicembre 2012
“Purtroppo sulla Puglia si è abbattuta la scure dei tagli alla Sanità imposti da un piano di rientro del Governo centrale – interviene amareggiato Vincenzo Anelli, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti – ma questo non ha fatto altro che peggiorare una situazione che prevedeva già chiusure di Ospedali e riduzione dei servizi sul territorio. L’impatto che ha avuto il piano di riordino sanitario sul funzionamento della sanità della regione è sicuramente molto pesante”.
Non va meglio nel resto della provincia dove le difficoltà nei reparti sono ormai palpabili. Tuttavia le forti ristrettezze economiche stanno facendo emergere un forte disallineamento del servizio e una mala gestione delle risorse disponibili. Un esempio: le nove unità operative di ostetricia presenti sul territorio in barba alle sole quattro che risulterebbero necessarie per erogare il servizio.
L’esponente del movimento extraparlamentare fondato da Antonello De Pierro continua spiegando che è estremamente necessario avviare un processo di concertazione sul territorio che fino ad oggi è stato quasi inesistente. “Da una parte ci sono settori dove abbiamo sovrabbondanza di risorse e dall’altra forti lacune territoriali rispetto alle patologie. Quello che da più parti è stato evidenziato e che condividiamo è che manca da parte della Regione Puglia una rimodulazione del servizio sanitario regionale attuata ascoltando enti locali, parti sociali e territorio al fine di distribuire razionalmente le poche risorse disponibili”.

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