martedì 22 marzo 2011

Sequestrato impianto fotovoltaico a Brindisi, la Lusi chiede verifiche


La viceresponsabile regionale dell’Italia dei Diritti: “È necessario che i controlli sulla regolarità delle installazioni di questi impianti siano serrati, affinché il vantaggio dell’utilizzo di energie pulite non si disperda”

Brindisi - “Questo episodio riporta alla luce il problema del rispetto della legalità in un settore delicato qual è la tutela dell’ambiente”. Così esordisce Patrizia Lusi, viceresponsabile per la Puglia dell’Italia dei Diritti, nel commentare il sequestro di un maxi impianto fotovoltaico nell’agro di San Donaci, in provincia di Brindisi, risultato abusivo. Secondo gli inquirenti, i dieci indagati avrebbero realizzato un unico sito, di 50mila metri quadrati, senza alcuna concessione, poiché avevano inizialmente presentato una richiesta di autorizzazione per l’istallazione di cinque impianti fotovoltaici contigui da un megawatt l’uno.

“La Puglia è la prima regione del meridione d’Italia per la produzione di energie alternative - evidenzia la Lusi - ed è un primato che rende orgogliosa la terra ‘del sole e del vento’, soprattutto in questo periodo in cui il dibattito sul nucleare infiamma l’opinione pubblica, dopo il disastro ambientale giapponese. È, tuttavia, necessario che i controlli sulla regolarità delle installazioni di questi impianti siano serrati, affinché il vantaggio dell’utilizzo di energie pulite non si disperda come avviene nel caso in cui siano aggirate le valutazioni di impatto ambientale”.

L’esponente regionale del movimento guidato da Antonello De Pierro conclude il suo intervento, soffermandosi sui motivi dell’obbligatorietà delle suddette verifiche: “Il proliferare selvaggio e senza controllo può causare danni ai terreni e al paesaggio che, a lungo andare, possono diventare irreversibili. Inoltre, un settore in espansione come quello del fotovoltaico potrebbe attirare l’interesse della malavita organizzata, le cui infiltrazioni, ormai, non riguardano più solamente settori classici come lo spaccio di stupefacenti o lo sfruttamento della prostituzione, ma si inseriscono anche nei cosiddetti settori ‘sani’ dell’economia”.

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